10 settembre 2010

Somewhere


AVVERTENZA: se non ti vuoi subire tutte le cazzate che ho scritto e vuoi arrivare subito al dunque, scrolla fino a fine post dove sintetizzo il tutto in un voto.


Da un sacco di tempo che non andavo al cinema, veramente tanto. E non saprei dire se ciò ha influenzato nel bene e nel male.

E poiché una premessa l'ho già fatta, tanto vale farne subito una seconda. Con mia sorpresa scopro che non avevo mai visto un film di Sofia Coppola. Niente "lost in traslation" o "giardino delle vergini suicide", ne tanto meno "Marie Antoinette".

"Somewhere" è un film afilmico. Nel senso che fa di tutto per annullare le caratteristiche cinematografiche. Tempi dilatati all'inverosimile, punti di vista statici, suoni presi nell'ambiente, no frasi perfette o mosse fighe.
La storia non ha punti nascosti, ingarbugliamenti, sorprese o ribaltamenti, solo la vita terribilmente quotidiana di una star holliwoodiana.
Il film genera scontento, lento, noioso e senza una vera e propria storia. Senza senso vien da dire. Ma un senso ce l'ha, così come lo hanno le sue scelte stilistiche. Scelte che infondo capisco anche se la regista, forse, è stata troppo intransigente nel costringere lo spettatore a seguire i suoi tempi.
Quindi di cosa parliamo. Ve lo scrivo in due punti.
1) Il senso della storia secondo me: Il concept è minimale ovvero la vita trascorsa in maniera sterile, senza sguardi al futuro o al passato ma solo concentrata al far passare il presente. Nel film è estremizzata nella vita da perdigiorno da star ma nella realtà potrebbe rappresentare la vita di tanti di noi, nelle giornate perse pensando solo a sopravvivere o a vivere meccanicamente solo per potersi risvegliare l'indomani e ricominciare da capo. In questa inerzia quello che può essere un avvenimento da poco (come lo stare qualche giorno di più con la figlia) può scatenare una presa di coscienza (quasi invisibile esteriormente) che ti da un senso nuovo alla vita. E lo si legge negli occhi.
2) Lo stile cinematografico secondo me: E' quasi un documentario, la vita di questo immaginario attore ha tutti quelli elementi da sogno (donne, auto, piscine, feste, holliwood) ma visti in maniera direi iperealista che ne tolgono ogni carattere appetibile. Generalmente li si rappresenta con scene veloci, luci mirate, musiche a palla, atteggiamenti fighi. Qui no. Un giro su una Ferrari è da sogno, ma interminabili giri su una pista tonda scocciano; due ballerine bionde di lapdance sono fighe ma vederle in monoinquadratura per tutto il brano della canzone(con l'audio realmente pessimo da stanzetta d'albergo) fanno venir sonno; vivere a holliwood... wow, peccato che sia soltanto una serie di strade. E così via. Il tempo non trascorre mai in sala nel ricreare il senso di quello stile di vita votato al niente. E qui non so dire se Sofia Coppola esagera con questa sua dilatazione degli attimi che diventano minuti e diventano spesso sbadigli. La banalizzazione e la noiaa in fondo fanno parte del gioco però rende il film non estremamente digeribile. Però ha un senso e uno spettatore paziente lo capisce.
Poi da un certo punto in poi il film rimane lo stesso. Continua ad andare lento ma si ha un impercettibile punto di svolta. Il protagonista pian piano (molto piano) non dico si renda conto delle sue giornate vuote perchè in fondo lo sapeva già, ma forse inizia a capire che può anche cercare di far qualcosa. Anche qui il far qualcosa non è che sia tradotto in chissà quale effettiva azione, è più che altro una sfumatura di atteggiamento. E all'interno di un cinema, dove lo spettatore ha pagato per veder accadere qualcosa, non sempre è una soluzione apprezzata.


In conclusione che ne penso? E' un film che ha i suoi motivi per essere visto, anche se non ho la giusta sensibilità che mi fa applaudire a fine proiezione. E di certo non è uno di quei film che hai sempre la voglia di vedere. Sintetizzando gli dò un 6 e mezzo.

Nessun commento: