13 settembre 2008

Quando l'ignoranza fa più danni dell'odio


Un certo Michelangelo La Rocca scrive: Quando ho letto che la giunta di centrodestra del Comune di Comiso aveva cambiato l'intitolazione dell'aereoporto locale a Pio La Torre, sono rimasto esterefatto. La vergogna è prevalsa sull'indignazione. Mi sono vergognato di essere italiano e siciliano. Mi sono sentito un traditore di Pio e di non meritare il suo altissimo sacrificio. Comunista, pacifista e per giunta contro la mafia: tre caratteristice inaccettabili nell'Italia e nella Sicilia di oggi, che non sopportano la memoria, il ricordo di figure così limpide, così alte, così eroiche.

Michele Serra nella sua rubrica sul Venerdì della Repubblica risponde: ...sono rimasto esterefatto anche io, che siciliano non sono. Ho immaginato la soddisfazione dei mafiosi. L'umiliazione di chi ha combattuto e combatte il crimine, e la speciale mortificazione della Sinistra siciliana erede di lotte sociali aspre, coraggiose e bagnate col sangue. In primo momento ho pensato che il motore di una decisione così meschina fosse l'odio politico. Anzi, me lo sono augurato: l'odio appartiene (purtroppo) alla durezza della politica. Ma poi leggendo gli sviluppi della vicenda e le dichiarazioni dei governanti di Comiso, mi è parso di cogliere altro, e forse peggio: l'ignoranza. Un atto innescato più dalla sciatteria civile, dall'impreparazione culturale, che dalla pura faziosità politica.
Le dico francamente che questa ignoranza mi fa paura almeno quanto l'odio di parte. Perché se l'odio di parte è in qualche modo mediabile, e rimediabile, dalla dialettica politica, l'ignoranza non lo è. Sapere chi fu Pio La Torre e perché morì (ebbe l'ardire di promuovere una legislazione antimafia molto drastica), mette in condizione di scegliere se essere dalla sua parte oppure no, onorarne la memoria oppure rinnegarla. Ma non saperlo abbastanza, oppure non saperlo affatto, e dunque giudicare la titolazione di un aereoporto in base a vaghe ripicche politiche, a beghe toponomastiche come ce ne sono tante, espone solamente al ridicolo...

Inutile dire che mi sono ritrovato in pieno con queste linee di pensiero. E non solo perché parlano di una figura vicino al mio modo di vedere politico ma perché ormai convinto di una effettiva deriva culturale che tende ad emarginare la storia. Ci vogliono ignoranti, ci vogliono pecore.
E credo che queste siano tematiche bipartisan, ideologie, non politiche, ma civili. La mafia non ha colpito le idee politiche (vittima fu La Torre, comunista, come lo fu Paolo Borsellino, miessino) ma le persone, e Rita Borsellino disse: Spesso ho la sensazione che, alle commemorazioni ufficiali, qualcuno venga per accertarsi che Paolo sia morto davvero. Perché fa ancora paura, anche da morto.



Riferimenti:
- Chi era Pio La Torre? leggi, leggi
- I principi elaborati da Pio La Torre per la legislazione antimafia furono utilizzati dopo la sua morte e nel 2000 presi ad esempio dall'ONU nella conferenza sulle criminalità organizzate.
- Il titolo di questo post riprende il titolo scelto da Serra per la sua rubrica.
- Gli scritti riportati fanno parte della rubrica "Per Posta" di Michele Serra sul numero 1069 del 12 settembre 2008 de "Il venerdì di Repubblica".


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Prima di tutto era Michele Serra e non Michele Medda, quest'ultimo fra l'altro non è nemmeno giornalista ma fumettista...

Secondo di tutto il mio commento è... un post sul mio blog.

Fabio Erasmo ha detto...

hehe, il medda è stato un lapsus.

Chiedo scusa al michele serra e anche a Medda, sceneggiatore della Bonelli che nel trio, Medda, Serra e Vigna hanno creato una serie come quella di Nathan Never